Palazzo Vecchio - Piazza della Libertà 5 - Bagnacavallo (RA) tel. 320.8381863 e-mail: cinemabagnac

Palazzo Vecchio - Piazza della Libertà 5 - Bagnacavallo (RA) tel. 320.8381863 - 333.7866395 e-mail: cinemabagnacavallo@gmail.com Fb e Instagram: cinema palazzo vecchio. Il parcheggio in Piazza della Libertà è sempre gratuito dalle ore 20. Orario spettacoli: Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato ore 21.00 Domenica ore 16 e ore 21

giovedì 29 novembre 2007

Giovedì 29 e Venerdi 30 - Franco D'Andrea - Jazz Pianist


Giovedì 29 novembre
Sala Oriani Ex Convento San Francesco dalle ore 20.30 ingresso 8 € + calice degustazione
In collaborazione con CINECIRCOLO FUORI QUADRO proiezione del film documentario Franco D'Andrea - Jazz Pianist di Andreas Pichlerita 2006 - 55 min
Nato da un’idea di Ewald Kontschieder, il documentario è un omaggio ai 65 anni di Franco D’Andrea, che ci racconta del suo rapporto assoluto con la Musica, della sua famiglia, dei suoi allievi, della sua visione del mondo.
Nel film sono utilizzate foto inedite e spezzoni di vecchi filmati concessi per l’occasione dalla Rai.Amici e colleghi contrappuntano parole e musica con aneddoti e retroscena. Tra gli altri: Enrico Rava, Bruno Tommaso, Stefano Battaglia Claudio Fasoli, Ernst Reijseger, e Paolo Fresu.Il film è stato presentato per la prima volta al Cinema Metropolitan di Siena nell'ambito della 36° edizione dei Seminari Estivi del Siena Jazz. Proiettato alla Casa del Jazz di Roma e in concorso al Milanodocfestival 2007
A seguire in concerto :TIRODARCOAchille Succi: clarinettoDimitri Sillato: violinoSalvatore Maiore: violoncelloRoberto Bartoli: contrabbasso
Il quartetto Tirodarco nasce nel 2003 e riunisce musicisti di estrazione jazzistica che hanno sempre frequentato musiche diverse, spaziando dai territori più etnici a quelli più vicini alla musica contemporanea e classica.La caratteristica di questo quartetto è proprio la sonorità degli archi accostati al clarinetto: sonorità che, pur essendo legata alla tradizione classica e quindi ad un certo tipo di repertorio, in questo caso viene trattata in maniera inusuale e diventa espressione di un nuovo modo di concepire un organico di questo tipo.Il repertorio comprende composizioni originali degli stessi componenti, brani ricchi di riferimenti alle musiche popolari sia balcaniche che sudamericane, come al jazz di matrice europea, oltre ad alcuni arrangiamenti di composizioni di Bartok e Schostakovic, trattate con spirito libero e dando ampio spazio alle improvvisazioni estemporanee.Una formazione che lavora fuori da schemi prefissati, spesso reinventando il ruolo dei singoli strumenti alla ricerca di impasti sonori sempre più originali.
Achille Succi, nato a Modena nel 1971, è uno dei talenti più interessanti nel panorama dei musicisti italiani emergenti. Autodidatta, ha studiato tra l'altro al "Berklee College" di Boston, e a "Siena Jazz", dove oggi è docente.Ha collaborato con Dave Liebman, George Russell, Kenny Wheeler, Steve Coleman, Ernst Reijseger, Carla Bley, Louis Sclavis, Bruno Tommaso, la New Jungle Orchestra di Pierre Dørge, l'Italian Instabile Orchestra etc., suonando in varie nazioni come Francia, Repubblica Slovacca, Svizzera, Belgio, Germania, Slovenia, Danimarca, Israele, Tunisia, Brasile, Australia e Stati Uniti. Solista estremamente dotato e generoso, dall'estro melodico e vertiginosamente virtuosistico, manifestato anche nella composizione, a suo agio sia in contesti più marcatamente jazzistici che in territori più aperti, Achille Succi è da considerarsi tra le promesse più interessanti del panorama nazionale. Attualmente fa parte di formazioni come Belcanto di Ettore Fioravanti, Gramelot Ensemble di Simone Guiducci, Caos Ensemble di Alfredo Impullitti, Nexus, Eleven di Franco D'Andrea, del la Proxima Centauri Orchestra di Giorgio Gaslini, e più recentemente della Dolmen Orchestra di Nicola Pisani.
Venerdì 30 novembre Sala Oriani Ex Convento San Francesco dalle ore 20.30 ingresso 8 € + calice degustazione
In collaborazione con CINECIRCOLO FUORI QUADRO
proiezione del film documentario Franco D'Andrea - Jazz Pianist di Andreas Pichlerita 2006 - 55 min
A seguire in concerto: MATTEO ZACCHERINI TRIOMatteo Zaccherini pianoforteMauro Mussoni contrabbassoLele Veronesi batteriaLa formazione nasce nel 2004, grazie al particolare interesse per la musica jazz (BEBOP), e ripropone, con proprie idee creative, alcuni brani di musicisti che hanno fatto la storia del jazz.

domenica 25 novembre 2007

martedi 27 - Nino Migliori a Bagnacavallo


martedi 27 alle 21 incontro gratuito con uno dei più grandi fotografi italiani: NINO MIGLIORI

Nino Migliori
Gli inizi della fotografia di Migliori (1948) sono segnati da diverse linee che convivono parallelamente.
Da un lato la tradizione del fotogiornalismo “impegnato “ dall'altro la cultura d'immagine dell'informale con tangenze precise con il Bauhaus e, soprattutto, Dada. Nel corso del tempo si verrà precisando il significato tutto metalinguistico di tali operazioni: non dipinti e quadri informali, in cui ci si serve di sviluppo e fissaggio invece che di colore, bensì fotografie in senso pieno che mostrano le basi materiali del loro farsi. Su queste linee Migliori prosegue le ricerche sino alla fine degli anni Sessanta . Da allora il suo lavoro assume valenze concettuali ed é questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere unita ad un impegno sempre crescente come organizzatore e animatore culturale.

Nel 1982 da vita ad Abrecal - Gruppo di ricerca percezione globale. La sua è una ricerca talmente interna ad un'idea di estetica totale da arrivare alla negazione dell'estetica stessa, della figura dell'artista come demiurgo.
Sue opere sono conservate alla Galleria d'Arte Moderna - Bologna; CSAC - Parma; Museo di Praga; Galleria d'Arte Moderna - Roma; Bibliothèque National - Parigi; Musée Reattu - Arles; Museum of Modern Art - New York; Museum of Fine Arts - Houston; Museum of Fine Arts - Boston; Polaroid International Museum - U.S.A. ed altri.

Dal 1978 al 1998 Nino Migliori ha insegnato Storia della Fotografia al Corso di perfezionamento presso l'Università di Parma. E' da quell'anno che iniziano i suoi incontri sistematici con i giovani. Frutto di quella prima esperienza è il catalogo Off camera. Con Giocafoto, del 1986, Migliori da avvio ad un lavoro con gli alunni delle scuole elementari e medie utilizzando la polaroid. Da questi numerosi incontri nasceranno Un paese immaginato, Bambini fra le immagini, I bambini leggono Missoni e I bambini leggono Saporiti.
Nel 1995 inizia la collaborazione con il Comune di Cavezzo attraverso la realizzazione di workshops sul linguaggio della sperimentazione, Luci e tracce, che si svilupperanno e articoleranno per diversi anni .

Nell’incontro con l’autore organizzato a Bagnacavallo dal Gruppo Polaser in collaborazione col Cinecircolo Fuoriquadro e col Comune di Bagnacavallo, Migliori presenterà e commenterà la proiezione “Dal neorealismo alla sperimentazione e progetto” che comprende oltre 50 anni di storia della fotografia italiana: la storia di Nino Migliori artista e fotografo.

sabato 24 novembre 2007

sabato 24 - Checosamanca




sabato 24 il film Checosamanca.
http://www.checosamanca.it/
un film documentario politico sullo stato presente dell’Italia, un film collettivo di giovani e giovanissimi registi con una visione alla "Petri" e alla "Rossellini".
prodotto da Eskimosa Feltrinelli e Rai Cinema
"Checosamanca®" è un progetto cinematografico innovativo che ha coinvolto 10 giovani registi italiani, selezionati da un gruppo più ampio di 65 partecipanti. Si tratta di un lungometraggio documentaristico che ricostruisce alcuni aspetti della realtà italiana, attraverso la narrazione di sette storie con ambientazioni, temi e personaggi diversi. Checosamanca® è un "film collettivo" nutrito di materiali e personaggi diversi, girato da più mani, ma montato da un'unica mente, quella di Esmeralda Calabria (Romanzo Criminale, La stanza del Figlio, Il caimano). Il film racconta sette storie che trattano tematiche sociali importanti, attuali e irrisolte, legate all'emergenza rifiuti, a sottili ma pericolose forme di inquinamento, alla privatizzazione dell'acqua, alla vita dei cani randagi di Catania, alle nuove forme di difesa legale che nascono sulla strada. E'un film politico, di denuncia che offre allo spettatore "la conoscenza" su alcuni aspetti critici della realtà italiana. Il Film è presentato in prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma ed è prodotto da Eskimosa, una società di distribuzione e produzione cinematografica del gruppo Feltrinelli. Eskimosa cura ed edita due collane di cinema (DVD + libro) pubblicate da Feltrinelli e distribuite in tutte le librerie italiane: Le Nuvole collana di cinema d'autore e Feltrinelli Real Cinema, collana di documentari e cinema politico, in cui uscirà Checosamanca®

domenica 18 novembre 2007

Giovedì 22 novembre - Villanova in corto

Giovedi 22 novembre - i cortometraggi più belli di Villanova in corto
Festival dedicato al cortometraggio di genere e low budget. Presentano gli organizzatori.

segue la presentazione del festival:

Villanova in Corto è un concorso di cortometraggi. L’ennesimo, direte voi. In effetti in Italia i concorsi non mancano, ma se nasce l’esigenza di creare qualcosa di nuovo è perché il già esistente non basta, o non soddisfa appieno. Abbiamo girato in lungo e in largo, da spettatori, da giurati e da autori, ma siamo sempre tornati a casa con una sensazione di vaga delusione, come se per l’ennesima volta non avessimo trovato ciò che cercavamo.
Villanova in Corto vuole essere un festival che rispecchi il nostro modo di vedere il cinema. Un concorso con un carattere ben definito, tutto suo: un festival in cui vedere i corti che ci sarebbe piaciuto fare. Villanova in Corto è il festival che avremmo sempre voluto vedere. La nostra non è stata presunzione, ma soltanto bisogno di creare uno spazio di espressione che mancava.
Se certe parole non fossero state usate troppe volte a sproposito, avremmo definito un festival “Villanova in Cortoalternativo” e “indipendente”: “alternativo” come generi proposti, in un paese in cui i film “di genere” sembrano, se non scomparsi, almeno dimenticati o addomesticati in prevedibili prodotti commerciali; “indipendente” come spirito, al di là della logica commerciale che si è impadronita del cinema e degli inevitabili condizionamenti dovuti ad un qualsiasi tipo di budget che non sia un puro autofinanziamento fine a se stesso. I risultati di questa mercificazione del cinema sono sotto gli occhi di tutti: registi sempre più docili alle regole di mercato e opere sempre più povere di idee. L’essenza del cortometraggio è e deve essere la libertà di espressione: libertà di genere e libertà dal budget. Basta avere un’idea, qualche cosa da dire, una telecamera per riprenderla e il coraggio per farlo.
Villanova in Corto è un festival di genere che rifiuta ogni retorica e che si pone volutamente fuori, anche geograficamente, dai circuiti ufficiali. Così come nelle opere di genere, periferiche rispetto al cinema mainstream, anche in una piccola città di campagna come Villanova possono emergere fermenti espressivi e culturali fuori dal comune. Voci fuori dal coro, punti di vista diversi. Forse –perché no?- piccoli capolavori nascosti.
Villanova di Bagnacavallo, città giustamente famosa per le erbe palustri, è in grado di rivelare anche volti sorprendenti e poco conosciuti: è un luogo vivo, pulsante, in cui l’amore per le tradizioni e la valorizzazione delle radici si integrano con un’insospettabile voglia di fare, di esprimersi e di comunicare attraverso i mezzi più disparati: letteratura, poesia, musica, pittura, scultura, cinema.
Dietro l’apparente tranquillità c’è un’elettricità che vibra, un’energia che scorre anche non vista. Villanova in Corto è una scossa per la mente, un corto circuito contro la passività della vita quotidiana, una scarica elettrica che produce nuovi stimoli.
Villanova in Corto è un festival di idee, un’occasione di aggregazione e di libera espressione, un concorso di cortometraggi che predilige la sostanza all’apparenza, sostenuto da una giuria competente ed oggettiva. Vogliamo cortometraggi vivi, che dicano qualcosa, opere ben fatte realizzate con pochi soldi. Dateci una prova che si può fare.
Dateci corrente.

venerdì 16 novembre 2007

SABATO 17 Novembre - Il cardinale Ersilio Tonini intervistato da Nevio Casadio e proiezione de "La ballata di Giuliano"



SABATO 17 Novembre
Il cardinale Ersilio Tonini intervistato da Nevio Casadio e proiezione de "La ballata di Giuliano"

LA BALLATA DI GIULIANO di Nevio Casadio RAI TRE, (Durata: 52 minuti)

IL REPORTAGE HA VINTO LA SETTIMA EDIZIONE DEL PREMIO GIORNALISTICO TELEVISIVO ILARIA ALPI, CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE DELLA GIURIA PRESIEDUTA DA ITALO MORETTI:
“IL FENOMENO DELLE COSIDDETTE MORTI BIANCHE, TESTIMONIATO CON SORPRENDENTE CORAGGIO DA CHI QUOTIDIANAMENTE RISCHIA LA VITA IN LUOGHI DI LAVORO PRIVI DI FONDAMENTALI REQUISITI DI SICUREZZA”
Il film è dedicato alla memoria di Giuliano Valdi, un ragazzo 22enne di Verbania, dilaniato, il 23 dicembre del 1999, dall’esplosione dell’industria dove lavorava come operaio addetto alla smerigliatura di caffettiere di alluminio.
Un viaggio nella penisola italiana, da nord a sud, lungo le tragedie ordinarie che affliggono i lavoratori durante le loro mansioni, quotidiane. Una piaga, quella delle morti bianche, spesso dimenticata, trascurata dai mezzi d’informazione, una tragedia costante che pare debba rientrare, ineluttabilmente, nei processi produttivi sempre più improntati alla competitività.
L’autore porta le telecamere: a Cesena raccontando l’opera di pronto soccorso del 118 a una vittima di incidente sul lavoro; nel centro di riabilitazione di Monte Catone (BO), raccogliendo testimonianze di degenti, vittime di incidenti sul lavoro; sulla costa di Stintino in Sardegna, presso un cartiere per l’edificazione di un gigantesco complesso turistico, nel quale gli operai lavorano in assenza di qualsiasi forma di legalità, dalla sicurezza sul lavoro alla garanzia del salario. Una realtà dove impera la prassi del lavoro nero, all’insegna di forme ricattatorie e intimidatorie, costanti;
presso Termini Imprese (PA), rivelando la solitudine di un operaio che, stanco delle ingiustizie subite sul posto di lavoro, decide di denunciare lo stato d’illegalità alle forze dell’ordine. Alla solitudine dell’operaio, si accompagna quella di un maresciallo dei carabinieri, a contatto con realtà mafiose e ricattatorie;
a Palermo nei quartieri Vucciria e Zen, territori abbandonati al degrado assoluto, dove regnano miseria, abusi e illegalità, forme delinquenziali di ogni genere, al cui cospetto la prassi del lavoro nero diventa un fenomeno irrisorio;
ancora in Sardegna, presso le cave estrattive di granito, dove in un incidente sul lavoro, è rimasto ucciso, insieme al padre, un ragazzo di 13 anni; a Marghera e Ravenna, a confronto con le realtà dei lavoratori impegnati nei complessi chimici, vittime predestinate di malattie invalidanti, mortali, per via del contatto con sostanze tossiche a cui sono sottoposti nella lavorazione dei prodotti; presso le piccole fabbriche del Verbano-Cusio-Ossola, dove il sindacato stenta a tutelare i diritti dei lavoratori, in un territorio dove gli incidenti sul lavoro registrano punte altissime. Testimonianze di giovani operai, feriti nell’esplosione della fabbrica.
Alle testimonianze dei ragazzi ustionati in esplosioni verificatesi nelle fabbriche per la smerigliatura di caffettiere, si unisce la testimonianza dei genitori di Giuliano. La loro, una testimonianza drammatica che, nel film, costituirà il filo conduttore dell’intera inchiesta.

venerdì 9 novembre 2007

Sabato 10 e giovedì 15 - IL VENTO FA' IL SUO GIRO




"Il vento fa il suo giro", film "povero"
premiato dal passa parola del pubblico
Budget di 480 mila euro, attori non professionisti, dialoghi in tre lingue
e un tema di grande attualità, il difficile inserimento di uno straniero


Girato in una sperduta valle del Piemonte, con un budget talmente limitato che gli attori stessi e la troupe hanno contribuito a finanziarlo, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, uscito a maggio in sole quattro copie e costato appena 480 mila euro, è stato da subito ignorato dalla grande distribuzione, per i soliti motivi: un regista poco conosciuto, un cast di attori non professionisti e in gran parte sopra i sessant'anni, dialoghi in tre lingue (occitano, francese e italiano), sottotitoli, una location rustica tra greggi di capre e borgate di montagna in abbandono. C'era da aspettarsi un flop, invece Il vento si è rivelato un fenomeno del cinema d'autore. Tre mesi dopo l'uscita nelle sale ha avuto 38.000 spettatori (come se fosse andato a vederlo l'intera città di Spoleto) e una permanenza record nelle sale: 140 giorni di proiezione a Torino, 100 a Milano, 100 a Roma. E Il vento continua il suo "giro" in sei città italiane, sorretto dal tam tam degli spettatori e da un tema d'attualità: il difficile inserimento di uno straniero in una piccola comunità.

"È un grande risultato per un film italiano", dice Simone Bachini dell'AranciaFilm, coproduttore e distributore della pellicola. "Per ottenerlo abbiamo dovuto inventarci una strategia diversa da quella della distribuzione ufficiale, che promuove ogni film nello stesso modo. Abbiamo stabilito contatti con le associazioni di cinema, le sale autonome, le manifestazioni culturali, e tutte le realtà che potevano essere interessate a diffondere il film. Siamo andati ai festival, alle presentazioni e ovunque ci fosse il modo di incontrare il pubblico".

Questo lavoro sul campo ha dato un esito interessante: alcune sale, come il Centrale di Torino, hanno tenuto il film per un lungo periodo, confortate dalla presenza costante di spettatori. "Ricevevamo fin dal mattino decine di telefonate di persone che ci chiedevano se lo proiettavamo ancora. Erano interessati a vederlo perché ne avevano sentito parlare da altri", dice Gaetano Renda, proprietario del Centrale, che ha proposto il film senza interruzione dal 4 maggio al 6 ottobre. "È un film che stimola la riflessione, diverso dal cinema di consumo a cui siamo ormai abituati. Racconta con semplicità una storia forte, e il pubblico all'uscita sente il bisogno di parlarne".

Il vento fa il suo giro affronta con sguardo lucido diversi temi che non hanno ancora avuto in Italia (e forse neanche in Europa) un'adeguata elaborazione: lo spopolamento delle montagne, la difficoltà di accettare lo straniero, la chiusura delle piccole comunità. La storia è presto detta. Un pastore francese arriva con la moglie e i tre figli in un paesino dell'Alta Val Maira in provincia di Cuneo. È un ex professore che ha scelto di vivere in montagna e di dedicarsi alla produzione di formaggi. La discreta accoglienza iniziale da parte dei pochi abitanti del paese si trasforma presto in diffidenza e infine in ostilità. È difficile per la gente del posto accettare l'idea che un "forestiero" possa riuscire dove loro hanno fallito. Il film mostra l'abbandono delle borgate montane, ridotte ad agglomerati di seconde case, mentre l'attività produttiva si svolge in pianura, nelle stalle moderne prefabbricate tipiche del paesaggio padano.

Il film è girato in una valle alpina del Piemonte dove si parla occitano (una lingua di origine provenzale), ma potrebbe anche essere ambientato in Abruzzo o in Sardegna. Ovunque in Italia ci sono borghi in declino che non riescono a trovare una nuova identità, e che nello stesso tempo faticano ad accettare l'inserimento degli stranieri. Forse è per questo che il film piace a Torino come a Roma.

presenta il film
Roberto Cimatti, faentino, lavora nel cinema da anni, prima come operatore e poi come direttore della fotografia. Ha al suo attivo collaborazioni a oltre 50 lungometraggi.

domenica 4 novembre 2007

Giovedi 8 novembre - ANAM, IL SENZANOME. L'ultima intervista a Tiziano Terzani



Giovedi 8 novembre dalle 20.30

presentazione del libro fotografico di Ermes Ricci,
con Marco Pelliconi (Bacchilega editore) Alen Loreti (web master del forum e del sit
o www.tizianoterzani.com), Roberto Roversi e Mario Zanot

e

alle 21 proiezione di
ANAM, IL SENZANOME. L'ultima intervista a Tiziano Terzani. Un film di Mario Zanot.



La prima proiezione pubblica risale al 7 ottobre 2004 a Firenze. Da allora "Anam" ha viaggiato in tutta Italia. Scuole, teatri, associazioni, festival, fiere, università, piazze. Oltre 100 proiezioni, registrando sempre il tutto esaurito. L'intervista contenuta in questo DVD, realizzata dal regista Mario Zanot nel maggio 2004, è l'ultima testimonianza filmata di Tiziano Terzani, scomparso due mesi dopo nel suo ritiro dell'Orsigna sull'Appennino pistoiese.
Lo scrittore e giornalista, grande conoscitore dell'Oriente, per trenta anni corrispondente dall'Asia del settimanale tedesco Der Spiegel e collaboratore de la Repubblica e del Corriere della Sera, racconta se stesso in una sorta di "testamento spirituale" in cui si affollano pensieri e riflessioni sulla vita e sul mondo. Un documento eccezionale che integra e completa il precedente Il kamikaze della pace. Protagonista assoluto dello schermo, seduto a gambe incrociate sul pavimento o a passeggio tra gli alberi del giardino, Terzani guarda lo spettatore negli occhi e lo coinvolge in un colloquio intimo, che alterna momenti di pacatezza ad attimi di fervore, ma si mantiene sempre e fortemente appassionato. Colpiscono, come nelle pagine dei suoi libri, l'immediatezza e la spontaneità del racconto che spazia dal personale al pubblico e al sociale: il giornalismo, il viaggio, l'America, l'11 settembre, la religione, i giovani sono solo alcuni dei temi toccati nella conversazione. Particolarmente vibranti sono i brani dedicati alle riflessioni sulla malattia, sulla vita e sulla morte, "questa malattia con cui nasciamo, che è incurabile" e che fu oggetto della ricerca interiore a cui lo scrittore si dedicò negli ultimi anni della sua esistenza portandolo a scrivere il suo ultimo libro, Un altro giro di giostra.
Le riprese, durate due giorni, ci restituiscono l'immagine di un uomo provato dalla sofferenza fisica, ma profondamente sereno e consapevole del traguardo che sta per raggiungere.