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Palazzo Vecchio - Piazza della Libertà 5 - Bagnacavallo (RA) tel. 320.8381863 - 333.7866395 e-mail: cinemabagnacavallo@gmail.com Fb e Instagram: cinema palazzo vecchio. Il parcheggio in Piazza della Libertà è sempre gratuito dalle ore 20. Orario spettacoli: Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato ore 21.00 Domenica ore 16 e ore 21

martedì 25 novembre 2008

Venerdì 28 e sabato 29 novembre - Il matrimonio è un affare di famiglia

Il matrimonio è un affare di famiglia

Un film di Cherie Nowlan. Con Brenda Blethyn, Khan Chittenden, Emma Booth, Frankie J. Holden, Rebecca Gibney.


Titolo originale Clubland. Commedia, durata 109 min. - Australia 2007.


Jean Dwight in passato è stata sul punto di diventare famosa come stand up comedian. Il matrimonio con un cantante e la nascita di due figli (uno dei quali affetto da handicap) hanno interrotto il suo percorso di artista. Ora lavora come cuoca, ha divorziato e si esibisce in locali di seconda categoria. La sua vita potrebbe scorrere in una malinconica tranquillità se non fosse che il figlio adolescente Tim, che si guadagna da vivere facendo traslochi, conosce proprio nel corso di uno di questi conosce Jill della quale si innamora ricambiato con un’intensità (anche dal punto di vista sessuale) che lo imbarazza. Anche perché Jean non riesce a non intromettersi nella sua vita amorosa rischiando in più di un’occasione di provocare una rottura tra i due ragazzi. Dopo che avrà conosciuto la possibile futura nuora la situazione si farà ancora più complessa.
All'inizio Clubland (titolo non da commedia di serie B come quello appiccicatogli in Italia) potrebbe sembrare l'ennesimo film sull'artista frustrata con un grande avvenire dietro le spalle, un personaggio che abbiamo incontrato più volte sullo schermo. Invece non è così perché non solo la grandezza di Brenda Blethyn è capace di infondere nel ruolo una originalità inattesa ma anche perché la sceneggiatura, scritta da un veterano come Keith Thompson, si muove su piani diversi ed è in grado di farci aderire ad ognuno di essi. Perché non possiamo non simpatizzare con Tim che si trova nel difficile ruolo di figlio di una madre che ha riversato su di lui e sul fratello tutto il suo pervasivo affetto.
Tim si trova nella fase della vita in cui ormoni e cuore fondono le forze e Jill, la ragazza che ha la fortuna di incontrare, è partecipe su entrambi i versanti e, come spesso accade, più matura di lui e quindi non disposta ad accettare l’invadenza di Jean. Ma della vita della famiglia è parte integrante ed integrata anche Mark il cui handicap non gli impedisce di essere attento ai sussulti che scuotono la vita di chi gli sta intorno. Quando anche lui esplicita il bisogno di un’affettività che trascenda quella materna per Jean si presenta un ulteriore elemento di crisi.
Tutto questo è raccontato con una leggerezza e, al contempo, una profondità di descrizione delle psicologie che sono capaci di toccare la testa e il cuore. Il matrimonio è un affare di famiglia non è un blockbuster ma di sicuro è un piccolo grande film.

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martedì 18 novembre 2008

venerdi 21 e sabato 22 novembre - Sonetàula

Sonetàula di Salvatore Mereu.

Con Francesco Falchetto, Manuela Martelli, Lazar Ristovski, Antonio Crisponi, Serafino Spiggia.Giuseppe Cuccu, Giselda Volodi
Drammatico, durata 157 min. - Italia 2007.

Un film fatto di toni bruni e di muschio, del riflesso azzurrino del basalto sotto il sole, solido e nobileC’è la Sardegna di Banditi a Orgosolo (gli strapiombi, i cavalli e anche un attore: Serafino Spiggia) e quella di Padre Padrone (la solitudine e l’angoscia dell’infanzia), ci sono le facce e il pudore dei sentimenti di Olmi (soprattutto negli occhi di un’attrice incantevole: la cilena Manuela Martelli) e il guardia e ladri meccanico e rassegnato di Salvatore Giuliano con i carabinieri che corrono e la cartuccera che ballonzola, ma la prima, violenta, qualità di questo secondo film di Mereu (messosi in luce con Ballo a tre passi), è la stoffa antica del linguaggio. Dal romanzo di uno dei volti più carismatici del giornalismo degli anni 70 (Giuseppe Fiori), tredici anni di un giovane pastore, dal 1937 al 1950, che prima perde il padre al confino durante il fascismo e poi passa al brigantaggio con l’avvento della Repubblica, raccontati con un cinema lontano dalla fiction quanto De Andrè lo è da Briatore. Una lunga galleria di quadri intitolati al protagonista, Sonetàula (che, letteralmente, indica il rumore della legna), al nonno (il citato Spiggia), ai ragazzini che badano alle bestie e ai banditi come lui o agli umili operai dopo la guerra: come nei romanzi di Verga, non c’è sventura che non possa essere narrata dal brusio smozzicato da lunghi silenzi intorno a un fuoco. Un film, insomma, fatto di toni bruni e di muschio, del riflesso azzurrino del basalto sotto la luna, solido e nobile come una quercia, che ricorda anche l’Anghelopoulos di O Megalexandros (sensazione acuita dalla musicalità sibilante del sardo, sottotitolato, che ricorda il greco): ascolta lo sconquasso della modernità dall’interno di una civiltà dove ogni boato, remoto, è ancora coperto dal belare del gregge, dal frastuono leggero del camino, dal latrato dei cani nella notte.

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http://it.youtube.com/watch?v=H5r2luZGIHU

domenica 9 novembre 2008

Venerdi 14 e sabato 15 novembre - Interview

Interview
Un film di Steve Buscemi. Con Steve Buscemi, Sienna Miller, Michael Buscemi, Jackson Loo, Tara Elders, Robert Hines, David Schecter, Molly Griffith, Doc Dougherty. Genere Drammatico, colore 81 minuti. - Produzione USA 2007.


Buscemi porta in scena l'eterno gioco dell'apparire in una raffinatissima apologia della menzogna


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Pierre Peders, autorevole reporter di guerra in declino, è costretto suo malgrado ad intervistare una nota starlette della televisione americana, la bionda e apparentemente inconsistente Katya. Dopo una vivace schermaglia al tavolo di un ristorante alla moda, dove l'attrice si fa attendere oltre l'ora, il giornalista contrariato si allontana in taxi. Un incidente provocato involontariamente dall'avvenenza di Katya la metterà di nuovo a confronto con Pierre. Invitato a salire nel suo loft di New York, Pierre avvierà un'intervista senza esclusione di colpi. Tra rivelazioni e menzogne, soltanto uno porterà il punto a casa.
Al centro delle immagini di Interview, remake americano del film omonimo di Theo van Gogh, c'è paradossalmente quella non-immagine che è la parola, invisibile ma potente. La caratteristica del film di Buscemi è l'apparente assenza di azione. Le "imprese" che hanno determinato i caratteri e la professione dei protagonisti, il cinico giornalista e la capricciosa attrice di soap, sono soltanto evocate dalle battute dei personaggi, che parlano incessantemente perché parlare è l'unico modo in cui possono agire. C'è di più. Steve Buscemi mette in scena una raffinatissima apologia della menzogna. Le azioni e i fatti di vita riferiti non solo non vengono rappresentati ma molto spesso non sono neanche mai accaduti nella realtà del dramma, perché i due protagonisti mentono.
Il Pierre di Buscemi e la Katya della Miller non si dicono che magnifiche bugie: il giornalista inganna l'attrice, l'attrice recita per il giornalista. Pur cercando una sua autonomia rappresentativa e mancando l'evidenza diretta di un sipario che si apre e si chiude all'inizio e alla fine, Interview dichiara un impianto teatrale. Sul palcoscenico del loft, tra scarti, slittamenti, sovrapposizioni e capovolgimenti, i due protagonisti, esemplari nella loro perfidia, si mettono a giocare studiando a tavolino strategie e mosse da seguire per conquistare le confessioni intime della star (lui) o per preservare quella stessa intimità (lei). Tutta l'opera di confronto, scontro e seduzione di Pierre e Katya si muove sui binari di un sottile meccanismo psicologico, volto a compromettere e a sopraffare completamente l'oggetto dell'intervista o l'intervistatore.
Steve Buscemi e Sienna Miller danno prova di un'abilità fisica e tecnica straordinaria, dimostrando il potere alchemico della parola e portando in scena l'eterno gioco dell'apparire e dell'essere. La verità è qualcosa che continua a sfuggire, qualcosa che può svelarsi per rivelarsi subito dopo come ennesima falsa verità. Parola di attore e di autore.

giovedì 6 novembre 2008

Venerdì 7 e sabato 8 - L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

Un film di Cao Hamburger. Con Michel Joelsas, Germano Haiut, Paulo Autran, Daniela Piepszyk, Simone Spoladore, Caio Blat, Liliana Castro. Genere Drammatico, colore 104 minuti. - Produzione Brasile 2006.

Presentato in concorso alla cinquasettantesima edizione della Berlinale, L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza rappresenta bene l’evoluzione cinematografica che un paese come il Brasile ha realizzato negli ultimi dieci anni. Dal 1995 sembra viva una stagione felice, la cosiddetta “retomada”. Il suo “processo di risensibilizzazione” consiste nel riscoprire le identità e nel far conoscere e rendere protagoniste le problematiche della vita urbana, le zone di frontiera e le aree di frattura sociale.
Lungi dal voler essere un semplice film di formazione in cui si mostra il passaggio del protagonista dall'infanzia alla sfera adulta, la vicenda tratta un tema impegnativo e importante come quello dell’esilio. Ognuno dei protagonisti si scontra con questa realtà sia letteralmente che metaforicamente. I genitori del protagonista sono costretti a lasciare il proprio figlio in quanto attivisti politici. Mauro non riesce a gustare fino in fondo le bellezze dell’infanzia in quanto perennemente in bilico tra il mondo reale e quello sognato. Il Brasile, stesso, risulta essere un personaggio in esilio. La passione e il calore che il suo popolo dimostra attraverso il tifo per i Mondiali del 1970 non ha nulla da spartire con il regime interno schiacciato dal potere di pochi.
Con un tono tipico della commedia, il piccolo protagonista sembra ricoprire il ruolo di regista. Grazie al suo sguardo curioso e alla vivace voce (è anche il narratore della storia) diveniamo quasi complici della sua capacità di adattamento a un mondo per lui ignoto e ostile. Fondamentali nella pellicola i colori del Bom Retiro, il frenetico quartiere in cui Mauro vive e che rappresenta, a suo modo, un vero e proprio universo in scala ridotta. Portoghese, yiddish, tedesco e italiano sono le lingue parlate. La ricca offerta di stimoli culturali viene assorbita da Mauro e dai suoi giovanissimi amici con un candore e una leggerezza che controbilancia bene le tragedie di quegli anni.

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sabato 1 novembre 2008

Sabato 1 novembre - Tibet - Il grido di un popolo

Tibet - Il grido di un popolo

(Tibet: Cry of the Snow Lion)

Un film di Tom Peosay. Genere Documentario, 104 minuti. - Produzione USA 2002.

Questo incredibile documentario ha richiesto una produzione lunga ben dieci anni, durante i quali sono stati effettuati ben nove viaggi in Tibet, in India e in Nepal. Una lunga e travagliata esperienza che però permette di poter finalmente vedere "il tetto del mondo" come mai prima era stato possibile realizzare. Dai remoti monasteri e i loro rituali alle corse coi cavalli dei guerrieri Khamba; dai bordelli e la povertà della città santa di Lhasa alle magnifiche alture dei monti himalayani che vengono ancora raggiunte dalle carovane e dagli yak.


i primi dieci minuti del film in inglese (fonte it.youtube.com)