Mercoledì 31 gennaio
ore 21
'O Sistema
(vincitore premio Ilaria alpi 2006)
Camorra è una parola che non esiste più. A Napoli i camorristi parlano di sé usando un altro concetto: il Sistema. Si dice ad esempio: o guaglione di che Sistema è, di che clan fa parte?
Racconta il tassista mentre si allontana dal piazzale dell’aeroporto di Capodichino:
“E’ successo due settimane fa. Stavo in un bar di Portici con alcuni amici, quando sono entrati due tizi con la pistola. L’hanno spianata prima a destra, poi a sinistra, il cane alzato, la canna che scorreva sopra le nostre teste, lentamente. Cercavano qualcuno. Noi ci siamo buttatti contro il muro, d’istinto. Poi, come niente fosse, da una borsa che tenevano a tracolla hanno tirato fuori una bomba e l’hanno appoggiata sul bancone. Si vedevano i fili, il timer, la carica al plastico, una cosa in ordine insomma.A occhio e croce poteva pure esplodere. Fortunatamente ci hanno lasciato uscire, loro invece si sono intrattenuti un poco col titolare. Pare che era uno che non vuleva pagà”.
Napoli è piena di storie come questa. Storie di racket, agguati, estorsioni. Alla Sanità, a Forcella, Scampia, Barra, e uscendo verso la provincia, nei dintorni di Caserta, la gente è abituata a farsi scivolare addosso questi episodi di ordinaria violenza: relativizzare la sofferenza è una misura necessaria quando si vive sotto camorra. Del resto, anche nella toponomastica cittadina esistono luoghi che portano impresso il marchio della ferocia. Il pronto soccorso di Loreto Mare, per esempio: per tutti i napoletani è l’ospedale degli “sparati”. E’ qui che sono portati d’urgenza i camorristi “impiombati” nelle guerre di strada, ma anche i corpi dei disgraziati che per caso si sono trovati in mezzo al fuoco incrociato dei clan.
in collaborazione con il premio giornalistico-televisivo Ilaria Alpi
www.osistema.org
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ore 21
'O Sistema
(vincitore premio Ilaria alpi 2006)
a seguire incontro con i registi: Matteo Scanni e Ruben H. OlivaCamorra...
Camorra è una parola che non esiste più. A Napoli i camorristi parlano di sé usando un altro concetto: il Sistema. Si dice ad esempio: o guaglione di che Sistema è, di che clan fa parte?
Racconta il tassista mentre si allontana dal piazzale dell’aeroporto di Capodichino:
“E’ successo due settimane fa. Stavo in un bar di Portici con alcuni amici, quando sono entrati due tizi con la pistola. L’hanno spianata prima a destra, poi a sinistra, il cane alzato, la canna che scorreva sopra le nostre teste, lentamente. Cercavano qualcuno. Noi ci siamo buttatti contro il muro, d’istinto. Poi, come niente fosse, da una borsa che tenevano a tracolla hanno tirato fuori una bomba e l’hanno appoggiata sul bancone. Si vedevano i fili, il timer, la carica al plastico, una cosa in ordine insomma.A occhio e croce poteva pure esplodere. Fortunatamente ci hanno lasciato uscire, loro invece si sono intrattenuti un poco col titolare. Pare che era uno che non vuleva pagà”.
Napoli è piena di storie come questa. Storie di racket, agguati, estorsioni. Alla Sanità, a Forcella, Scampia, Barra, e uscendo verso la provincia, nei dintorni di Caserta, la gente è abituata a farsi scivolare addosso questi episodi di ordinaria violenza: relativizzare la sofferenza è una misura necessaria quando si vive sotto camorra. Del resto, anche nella toponomastica cittadina esistono luoghi che portano impresso il marchio della ferocia. Il pronto soccorso di Loreto Mare, per esempio: per tutti i napoletani è l’ospedale degli “sparati”. E’ qui che sono portati d’urgenza i camorristi “impiombati” nelle guerre di strada, ma anche i corpi dei disgraziati che per caso si sono trovati in mezzo al fuoco incrociato dei clan.
in collaborazione con il premio giornalistico-televisivo Ilaria Alpi
www.osistema.org
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